Le scalate sono di fatto un'attività invisibile, per questo hanno bisogno di essere raccontate. La scrittura, così come la fotografia, rappresenta una necessità per gli alpinisti: fermare l'impresa, formarla in parole, trasmettere la preparazione e la paura, la tecnica e gli imprevisti, l'ebbrezza e lo scoramento. Non solo per arrivare a un pubblico e avvincerlo, quanto per aprire ogni volta una via. La forma breve coincide perfettamente "con il respiro di ogni singola esperienza". I 26 racconti di questa raccolta ricostruiscono così imprese ardite, tragedie sfiorate, conquiste memorabili sulle più maestose montagne del pianeta: le vette Himalayane, le torri incorstate di ghiaccio della Patagonia o le assolate placche granitiche di El Capitan, o ancora l'incanto del mondo alpino con le pareti del Monte Bianco, le creste del Cervino e le guglie Dolomitiche, dove, nel corso dei decenni, ha preso corpo una vera e propria etica dell'alpinismo.
Resoconti autobiografici che, un passo dopo l'altro, avventura dopo avventura, arrivano a delineare una sorta di storia delle scalate. Ogni alpinista in fondo segue le tracce di chi lo ha preceduto, e dunque leggendo queste storie le sentiamo dialogare in un sapiente gioco di rimandi, come una corda che guida il lettore tra le pagine più emozionanti dell'alpinismo internazionale.
molto bello! lo sto leggendo anch'io.
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