mercoledì 4 settembre 2013

Nuovi mattini. Il singolare 68 degli alpinisti

Quanti sanno che c'è stato anche il Sessantotto degli alpinisti? Vide la luce con sei anni di ritardo rispetto alla contestazione studentesca e prese il nome di Nuovo mattino, dal titolo di un articolo di Gian Piero Motti sulla "Rivista della Montagna". Lo stesso Motti, scalatore torinese, autore di una suggestiva Storia dell'alpinismo, aveva pubblicato nel 1972 il famoso articolo I falliti, e nello stesso anno aveva aperto, con Manera e Morello, Tempi moderni sulle pareti del Caporal. L'articolo e la via segnarono l'inizio di una stagione che si caratterizzava per la scoperta della libertà e il gusto della trasgressione, contro la tradizionale cultura alpinistica della vetta, dei rifugi, dello zaino, degli scarponi, dei chiodi e del casco, del Cai, delle guide. C'era l'idea che l'arrampicata potesse essere tutt'uno con la vita e che gli ideali, le tensioni, i fermenti, le mode su cui si aprivano gli anni settanta potessero rispecchiarsi nel modo di arrampicare, nell'abbigliamento leggero, nella ricerca del rischio, nella logica del branco. Interpreti del Sessantotto alpinistico furono "piccoli, sparuti gruppi di ribelli", dai torinesi del Circo volante che esplorarono la Valle dell'Orco ai sassisti valtellinesi che si misurano sui massi della Val Masino e della Val di Mello, all'avanguardia triestina, ai "pacifici arrampicatori" di Reggio Emilia, come scrive Enrico Camanni, direttore di "Alp" dal 1985 al 1998, nell'introduzione al volume in cui ha raccolto 35 documenti sul Sessantotto della montagna. Si possono rileggere in queste pagine testi chiave, come i citati articoli di Motti, ma anche le confessioni di protagonisti del movimento: Andrea Gobetti, Roberto Bonelli, Alessandro Gogna, Ivan Guerini e così via. A questo passaggio culturale corrispose la trasformazione tecnica volgarmente nota come free-climbing. Tecniche specifiche di allenamento psicofisico e l'uso delle scarpette a suola liscia resero possibile vincere senza aiuto di mezzi artificiali difficoltà che prima sembravano insuperabili. Importato dall'America, attraverso il modello dei "figli dei fiori", il Nuovo mattino, secondo Camanni, si concluse simbolicamente alla fine degli anni settanta con l'assassinio di Guido Rossa, "un antesignano della trasgressione" su montagne e falesie. In un amaro bilancio, Camanni osserva che la trasgressione oggi è diventata convenzione: gioco di massa, espropriato di aspirazioni utopiche.

1 commento:

  1. Vecchio!! Questo é stato uno dei libri cardine della mia adolescenza!!!!!

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