Nel 1914 Umberto viene chiamato alle armi con la divisa degli Asburgo. Inviato in Galizia per combattere contro i russi, viene fatto prigioniero nel gennaio del 1915 e viene internato nel campo di prigionia a Kirsanov. Qui incontra Leonid, l'ebreo che diventerà suo amico, e alcuni commilitoni trentini costretti come lui a soffrire e a concedersi tenui speranze di vita. Una volta divenuto cittadino italiano, tenta con altri duemila irredenti di rientrare in patria, ma fallisce e sarà così costretto a vagare nel gelo invernale della Siberia attraverso la Russia dilaniata dalla guerra civile della rivoluzione bolscevica. Il giuramento come bersagliere, il suo trasferimento con le truppe dell'Intesa per presidiare nella Siberia centrale la città di Krasnojarsk, l'abbandono delle posizioni e, nel 1920, il rientro in un'Italia colma di tensioni e di umori insurrezionali rinforzano ancora di più lo spirito e il corpo di Umberto già temprato dal gelo e dal sangue. È questa la storia di un uomo sfregiato dalla guerra, dimenticato, incompreso. Ma non perduto, perché qualcuno ricorda..
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