Allo scoppio della prima guerra mondiale gli eserciti italiano e austro-ungarico hanno scavato trincee, tunnel, strade di arroccamento e caverne artificiali, hanno costruito caserme e altri edifici, hanno installato reticolati e teleferiche e portato cannoni e mitragliatrici sulle vette più impervie. Nel 1917, dopo Caporetto, la maggior parte delle postazioni è stata abbandonata e dopo la fine della guerra le popolazioni di montagna sono sopravvissute recuperando ferro e cimeli. Un mestiere pericoloso, che a causa delle migliaia di ordigni inesplosi ha causato altre mutilazioni e altre morti. Oggi camminare sulle Alpi orientali significa rivivere la storia di cento anni fa. Una storia intessuta delle singole storie degli uomini, come le racconta Stefano Ardito, e dei luoghi che queste storie hanno ospitato e di cui conservano indelebile memoria.
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