giovedì 25 agosto 2016

Sette maghi

La rocambolesca sconfitta dell’aviazione italiana a Reykjavík e uno spassoso gerarca fascista che «inveisce nell’italiano più bello che ci sia: 400 parole al minuto, mulinando braccia e gambe». La storia di un ragazzino islandese che si convince di essere Napoleone Bonaparte. Thordur lo Zoppo e la più grande protesta dei lavoratori d’Islanda. Un esploratore letterato che si autoproclama imperatore di Atlantide e l’estenuante ricerca di una terra vista in sogno dall’imperatore cinese che si scoprirà essere l’India. È tutto il mondo di Halldór Laxness – originale, allegorico, folle e imprevedibile – che rivive in questi splendidi racconti, pubblicati nel 1942 ma scritti nel corso di diciassette anni. Credenze popolari e vicende storiche, assurdo e realtà, mito e magia si mescolano sotto lo sguardo scanzonato dell’autore, dando vita a una grande narrazione che riesce a parlarci di temi sociali e quesiti universali, senza mai perdere la sapiente leggerezza dell’ironia. Come sempre particolari e indefinibili, quello che ci restituiscono questi magistrali testi brevi, accanto ai ben più noti e monumentali romanzi, è la poesia primordiale, lo stile trasognato e l’inconfondibile umorismo che echeggia in tutta l’opera del grande Premio Nobel islandese.

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