Questo romanzo è dedicato ai "chiamati" di madre lingua italiana e alle loro famiglie - trentini, ladini, giuliani, dalmati - sudditi dell'impero asburgico che la Grande Guerra scagliò in ogni dove. Il 1914, primo anno di conflitto, li vide coinvolti nelle grandi battaglie sul tragico fronte orientale. Innumerevoli furono i caduti e decine di migliaia i prigionieri, condotti poi nei campi di lavoro nell'immensità senza confini della Russia zarisata. Con l'apertura del fronte italiano il loro coinvolgimento fu totale e le vicissitudini di quegli uomini, strappati incolpevoli alle loro valli, assunsero i toni del dramma nel dramma. Le vicende che li coinvolsero ebbero dell'incredibile. A fine guerra, con lo sfaldamento dell'impero, le sofferenze e il disagio, purtroppo continuarono. L'ostracismo dei vincitori, originato dall'impossibile pretesa di una spontanea adesione alla nuova patria, produsse altre tensioni che, oltre a lacerare l'antico e consolidato tessuto sociale, ostacolò la possibilità di una serena convivenza fra le parti.
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