Lillo Gubert ha ventidue anni e odia proprio tutti: donne, immigrati, politici, veneti, meridionali, bolzanini, camerieri, casellanti e chiunque non sia praticamente identico a lui. Odia il suo paese, Febbre Valsugana, borgo impossibile
incastrato tra il confine veneto e quello trentino.
Odia se stesso e il mondo politicamente corretto in cui si ritrova a dover vivere.
“Teroldego” è un romanzo di formazione e di distruzione. La storia di un compagno di sbronze, di un figlio trascurato, di un nipote strafottente. La cronaca di un anno vissuto pericolosamente che, proprio come la vita, diverte, agita, sorprende. E fa paura.
“Teroldego” - una sorta di “Trainspotting” in salsa locale - è stilisticamente molto lontano dai due precedenti lavori e ci presenta un Trentino Alto Adige distante anni luce da quello iconografico e folkloristico che siamo solitamente abituati a leggere.
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