lunedì 19 marzo 2012

Racconti di pareti e scalatori

Le scalate sono di fatto un'attività invisibile, per questo hanno bisogno di essere raccontate. La scrittura, così come la fotografia, rappresenta una necessità per gli alpinisti: fermare l'impresa, formarla in parole, trasmettere la preparazione e la paura, la tecnica e gli imprevisti, l'ebbrezza e lo scoramento. Non solo per arrivare a un pubblico e avvincerlo, quanto per aprire ogni volta una via. La forma breve coincide perfettamente "con il respiro di ogni singola esperienza". I 26 racconti di questa raccolta ricostruiscono così imprese ardite, tragedie sfiorate, conquiste memorabili sulle più maestose montagne del pianeta: le vette Himalayane, le torri incorstate di ghiaccio della Patagonia o le assolate placche granitiche di El Capitan, o ancora l'incanto del mondo alpino con le pareti del Monte Bianco, le creste del Cervino e le guglie Dolomitiche, dove, nel corso dei decenni, ha preso corpo una vera e propria etica dell'alpinismo.
Resoconti autobiografici che, un passo dopo l'altro, avventura dopo avventura, arrivano a delineare una sorta di storia delle scalate. Ogni alpinista in fondo segue le tracce di chi lo ha preceduto, e dunque leggendo queste storie le sentiamo dialogare in un sapiente gioco di rimandi, come una corda che guida il lettore tra le pagine più emozionanti dell'alpinismo internazionale.

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