Un uomo ha lasciato per sempre la sua famiglia e l'italia. A distanza di anni, la notizia della morte del suo fratello di sangue lo induce a tornare. Nel corso del viaggio mentale, che precede quello fisico, il protagonista, costretto a vagare a ritroso tra le macerie della sua vita, finirà per imbattersi in una verità pericolosa. Raccontando la storia di Thomas, un uomo deciso a fare i conti definitivamente con il passato e col peso della colpa, Trevisan crea un personaggio che nella sua ambigua nostalgia delle radici distrutte dà voce al senso di spaesamento di tutti noi.
"Non ci si può ricordare se si è dimenticato, e dunque non si può mai dire sì, mi sono dimenticato, perchè se uno sa che cosa si è dimenticato, vuol dire che si ricorda, e dunque non ha affatto dimenticato. Tutto il mondo si dà un gran da fare per conservare la memoria, e studia tecniche sempre nuove per conservare la memoria, come se questa fosse l'unica cosa davvero importante, e perde di vista che è altrettanto importante saper dimenticare, ovvero saper scegliere che cosa ricordare e cosa dimenticare. Se ci si ricorda tutto, penso, se non si è in grado di decidere che cosa tenere e che cosa buttare via, vuol dire che in realtà non ci si ricorda di nulla."
"Strana cosa le foto: più sono vecchie più sono giovani, un po' come i pensieri".
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